venerdì 13 aprile 2018

BYPASS E POI?




E poi.. poi ci sono cinque lunghi giorni senza poter inghiottire la propria saliva e la febbre costante.. i medici che non sanno come mai hai la febbre e ti rimandano a casa.
Passano i giorni e una sera dopo un paio di settimane, dal drenaggio ancora aperto esce liquido verde che odora di qualcosa di talmente marcio che non hai ma sentito in vita tua un odore simile.. e della gelatina scura.. cosa sarà mai? Corri in ospedale e alla fine scopri che altro non è che residui di stomaco non aspirati.. si sono nascosti nelle anse di quella pancia enorme che hai..
Il miracolo di essere riusciti ad operarti in laparoscopia non è da tutti… e la febbre, quella febbre che non mollava mai, scompare improvvisamente e si comincia a cicatrizzare la ferita!

Inizi a mangiare un paio di cucchiai di brodo e ti sembra di aver mangiato un rinoceronte.. e allora via a camminare per cercare di digerire, pochi passi lungo il corridoio di casa in fondo sei debole da morire.
Passano i giorni, le settimane e ti sforzi di passare dal liquido alle pappe morbide ma vomiti praticamente tutto, anche l’acqua fresca.

Tornata a casa c'è stato un momento in cui ho pensato al suicidio.
In tempi non sospetti quando si parla così in "leggerezza" con gli amici ho sempre pensato e affermato che se mai un giorno fossi arrivata a pensare di togliermi la vita l'avrei fatto in modo soft e senza dolore con un bel cocktail di farmaci, ti addormenti e via. In quei giorni al rientro a casa davanti alla voglia di morire ho invece pensato di farla finita nel modo più truce possibile, volevo davvero farmi molto male. Quella è stata la prima vera grande emozione dopo anni di anestesia grazie alle abbuffate.
Qui due parole per un grazie sincero alla mia amica di sempre le voglio spendere: nel momento più doloroso quando ero piegata in due con i dolori di schiena e la sera prima dell'intervento di bypass all'entrata della sala operatoria mi hai detto le parole che mi hanno permesso in questi anni di andare avanti tenacemente a testa alta: "tanto più che male non ti fa, non sperare di avere la fortuna di morire sotto i ferri, noi quella fortuna non ce l'avremo, preparati che la morte te la devi guadagnare per bene", e quando volevo morire una sana bastonata con l'appendi abiti sulla schiena e un glaciale "cosa vuoi fare tu? beh nel dubbio vedi di morire perché se sopravvivi ti finisco io", mi hanno salvato la vita. Ti voglio bene amica mia.
 Il primo è un anno difficile, il vomito quotidiano è il compagno di questa avventura. A cena fuori non vai perché hai paura di dover correre in bagno o magari di non riuscire nemmeno ad arrivarci in bagno ma intanto arrivano anche le soddisfazioni, si perde peso velocemente!
Quanta fatica!
Non rimpiango la scelta che ho fatto nonostante tutto perché al di là della fatica e del dolore mi ha dato la possibilità di nascere una seconda volta!
Se ne vanno i chili e ti resta una quantità enorme di pelle in eccesso… e allora comincia la seconda parte di questa avventura il “trova qualcuno disposto ad operarti per eliminare la pelle in eccesso”, 

Negli ospedali del Friuli Venezia Giulia dopo la scellerata riforma sanitaria si aspettano 5 anni per la prima chiamata... sei basita in fondo sei piena di piaghe tra i rotolini di pelle e non capisci come mai sei un paziente di seconda categoria... per fortuna un angelo mi assiste e approdo in Emilia Romagna, dove in 20 mesi di interventi ne faccio ben 3, intanto da Udine ancora non hanno chiamato per il primo...
Ho avuto fortuna.

Nessuno degli interventi è stato senza complicazioni post operatorie, forse ancora più dure di quelle del bypass.
In totale ho collezionato oltre 400 punti esterni e di quelli interni non voglio sapere il numero, ma ogni cicatrice è importante perché mi ricorda non solo la mia vittoria ma la grande sconfitta che ho inflitto al mio corpo permettendomi di arrivare a tanto pur di sopravvivere.
Davanti al dolore mi sono sempre detta che era il minimo che io potessi meritarmi per quanto mi ero inflitta!
In fondo trattasi di suicido assistito anche se socialmente accettato.
Alla Prossima!