giovedì 12 aprile 2018

INIZIO DI UNA STORIA



Innanzi tutto mi presento. Mi chiamo Lavinia, ho 45 anni e un  po per storia e vicessitudini personali, un po per qualità personali innate, ho deciso che nella vita sarei diventata  psicologa prima e psicoterapeuta poi con nel mezzo un bella specializzazione in psicologia dell'emergenza.

176kg (oggi 96) di amore per la psicologia. Questa è l'unica certezza che ho insieme all'amore infinito per la mia comunità ( Vajont) di cui ho l'onore di essere Sindaco dal 6 giugno del 2016.


La mia avventura da psicologa ha le radici  nel volontariato, dal 2003, ed è durante una missione con la protezione Civile del Friuli Venezia Giulia, che tutto ha inizio.

È l'estate del 2012 e l'Emilia Romagna è appena stata scossa da un terribile terremoto. 

Si parte alla volta di Mirandola (MO), ci sarà tanto da fare: aiutare i soccorritori e le vittime a far fronte a quello che è accaduto e tenere loro la mano nei primi passi verso la ricostruzione delle loro vite. Per i soccorritori l'importante è tornare a casa tranquilli, lasciando in quelle terre fatica e incubi.
Sono quattro mesi di intenso lavoro quelli che ci  aspettano, dalle 5 del mattino all'una o anche due di notte, durante il ramadan ( il campo ospitava 14 etnie diverse e 800 sfollati) a volte neanche un paio d'ore di sonno.
Il lavoro è fatto bene, grazie ai colleghi che si sono avvicendati con me. Le responsabilità tante ma anche le soddisfazioni. Si torna a casa carica e propositiva ma anche molto stanca. Per un po non ci bado molto, il percorso è stato lungo e faticoso. 
Un mese dal rientro vengo eletta Presidente dell' Associazione Psicologi per i Popoli Regione Friuli Venezia Giulia, sono carica e riprendo il mio lavoro con foga, cercando di non badare molto la fatica.
A gennaio il mio fisico cede, responso 3 ernie del disco e spondiloartrite alla colonna vertebrale: cinque mesi di immobilizzazione a letto, infiltrazioni e un paio di punture spinali senza esito.
Nel mentre al mio check up annuale si scopre un nodulo sospetto alla base del collo. Dicono di fare con calma per un ago aspirato, tanto non mi posso muovere.
A marzo comincio a muovere qualche passo, mi faccio portare in ospedale per l'ago aspirato in concomitanza con la seconda spinale. Proviamoci.
Dicono che l'esito non è chiaro meglio togliere il nodulo, ma con calma dicono , nessuna fretta.
Il 23 maggio sto meglio e mi ricovero per la prima volta. L'operazione va bene. Dopo un mese squilla il cellulare: “ Signora sono il dottXX ( Primario nb) mi dispiace ma l'istologico ha decretato che si tratta di neoplasia maligna. Deve tornare in ospedale, dobbiamo riaprire.”
E così ecco un nuovo intervento il 15 luglio. Ho voluto aspettare quasi tre settimane, di mezzo c'era il mio compleanno e non intendevo perdermi la festa! Ne avevo bisogno, cercavo uno sprazzo di vita a cui appigliarmi.
L'intervento va bene. Persistono residui. Devo ricoverarmi in isolamento al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano. Una particolare radioterapia che mi costringerà un mese lontano dai miei cari e due mesi e mezzo di dieta preparatoria da incubo. 
Il tumore è andato ma quello che rimane di me è gran poco. Diabete di tipo II fuori controllo, dolori giorno e notte e 14 pastiglie al giorno quando va bene.
Così non posso andare avanti, l'INPS ha decretato il 95% di invalidità, ma non la voglio non me la sento! Devo trovare una via per riuscire a stare bene anche se oramai i giorni delle missioni in emergenza sono finiti. Devo reinventarmi.

La mia salute continua precaria fino a quando decido che devo fare qualcosa oppure sono stati chiari: "con questo peso le restano al massimo sei mesi": é in questo momento che comincio a documentarmi sulla possibilità di un intervento chirurgico per dimagrire: con le diete non c'è verso, Attila non vuole e io sono troppo codarda e debole per andargli contro. 

Il primo ostacolo da superare è trovare un ospedale e sopratutto un chirurgo che vuole prendersi l'onere di operarmi senza fare domande: non avrei mai avuto un ok all'intervento se avessi dovuto passare per una valutazione psicologica ma non volevo morire! 

Mi sono detta che si è vero che la maggior parte degli ospedali sono fissati con questo tipo di percorso ma per fortuna viviamo nel paese delle contraddizioni e del "cura il tuo orto come ti pare" e quindi sono riuscita trovare qualcuno di abbastanza temerario che mi ha operato senza battere ciglio.

Tu sai chi sei e io non finirò mai abbastanza di dirti GRAZIE DI AVERMI RESTITUITO LA VITA.

Per me sarebbe stato impensabile passare sotto le grinfie di qualche psicologa che va avanti a lattuga e che può decidere della mia vita senza aver mai visto da vicino un panino farcito.

Intendiamoci, e ne parleremo, il dopo non è stato e non è una passeggiata, ma almeno posso raccontarvi la mia storia, storia a cui ho potuto cambiare un finale già scritto se mi fossi adeguata a quello che viene offerto in giro in materia.

Nel gennaio del 2015 tolgo 2/3 di stomaco con bypass gastrico. Sono la mia salvezza. Guarisco dal diabete, la schiena va meglio e ad oggi prendo solo 1 pastiglia e delle gocce che però avrò a vita. Poteva andare peggio, è andata molto bene.

Rimanete sintonizzati, a breve la prossima tappa del viaggio!

PREMESSA


La mia storia di malattia inizia molto prima del suo esordio "fisico" nel gennaio del 2013.
Ecco la ricetta infallibile:
Figlia di superstiti del disastro del Vajont ho sempre respirato in famiglia e all'esterno, abitando nel paese costruito per i sopravvissuti, il trauma e le sue conseguenze.
Si dice che "la mela non cade lontana dall'albero": una verità assoluta su cui si basa tutta la storia psicologica di ciascuno di noi.. alla fine siamo il risultato del posto ( inteso come famiglia in primis e ambiente culturale poi),  da dove veniamo!
Aggiungeteci una madre che è un "pezzo da 90" e la frittata è servita!
Un bel disturbo alimentare, Attila per gli amici, di quelli importanti diventa così l'amico di una vita, colui con cui condividi i dolori ma anche le gioie perché in fondo mangi per non sentire, né il bello della vita né tantomeno il brutto.
Avete presente il film Ghost Busters? Il fantasmino verde vomito di cui non riuscivano a sbarazzarsi nemmeno quando lo prendevano e alla fine li aiutava? Ecco Attila è come lui, oggi è lì ingabbiato nell'angolo della stanza che mi guarda con aria di sfida perchè è perfettamente consapevole che io di lui non mi sbarazzerò mai e che sarà sempre il mio fedele compagno.
Passi la vita a cercare di sopravvivere e fai quello che puoi.
Condivido la mia storia con voi partendo dalla fine perché "mi viene così.. e queste cose vanno raccontate così come vengono" ma in questo viaggio avanti e indietro lungo la mia vita sarete testimoni non di un semplice racconto ma dell'arrivo alla prossima destinazione: scoprire chi sono e riuscire ad essere io stessa per me un compagno fedele come è stato Attila in questi anni.

Pronti a partire?