Innanzi tutto mi presento. Mi
chiamo Lavinia, ho 45 anni e un po per
storia e vicessitudini personali, un po per qualità personali innate, ho deciso
che nella vita sarei diventata psicologa
prima e psicoterapeuta poi con nel mezzo un bella specializzazione in
psicologia dell'emergenza.
176kg (oggi 96) di amore per la psicologia. Questa è l'unica certezza che ho insieme all'amore infinito per la mia comunità (
Vajont) di cui ho l'onore di essere Sindaco dal 6 giugno del 2016.
La mia avventura da psicologa ha
le radici nel volontariato, dal 2003, ed
è durante una missione con la protezione Civile del Friuli Venezia Giulia, che
tutto ha inizio.
È l'estate del 2012 e l'Emilia
Romagna è appena stata scossa da un terribile terremoto.
Si parte alla volta di Mirandola
(MO), ci sarà tanto da fare: aiutare i soccorritori e le vittime a far fronte a
quello che è accaduto e tenere loro la mano nei primi passi verso la
ricostruzione delle loro vite. Per i soccorritori l'importante è tornare a casa
tranquilli, lasciando in quelle terre fatica e incubi.
Sono quattro mesi di intenso
lavoro quelli che ci aspettano, dalle 5
del mattino all'una o anche due di notte, durante il ramadan ( il campo
ospitava 14 etnie diverse e 800 sfollati) a volte neanche un paio d'ore di
sonno.
Il lavoro è fatto bene, grazie ai
colleghi che si sono avvicendati con me. Le responsabilità tante ma anche le
soddisfazioni. Si torna a casa carica e propositiva ma anche molto stanca. Per
un po non ci bado molto, il percorso è stato lungo e faticoso.
Un mese dal rientro vengo eletta
Presidente dell' Associazione Psicologi per i Popoli Regione Friuli Venezia
Giulia, sono carica e riprendo il mio lavoro con foga, cercando di non badare
molto la fatica.
A gennaio il mio fisico cede,
responso 3 ernie del disco e spondiloartrite alla colonna vertebrale: cinque
mesi di immobilizzazione a letto, infiltrazioni e un paio di punture spinali
senza esito.
Nel mentre al mio check up
annuale si scopre un nodulo sospetto alla base del collo. Dicono di fare con
calma per un ago aspirato, tanto non mi posso muovere.
A marzo comincio a muovere
qualche passo, mi faccio portare in ospedale per l'ago aspirato in concomitanza
con la seconda spinale. Proviamoci.
Dicono che l'esito non è chiaro
meglio togliere il nodulo, ma con calma dicono , nessuna fretta.
Il 23 maggio sto meglio e mi
ricovero per la prima volta. L'operazione va bene. Dopo un mese squilla il
cellulare: “ Signora sono il dottXX ( Primario nb) mi dispiace ma l'istologico
ha decretato che si tratta di neoplasia maligna. Deve tornare in ospedale,
dobbiamo riaprire.”
E così ecco un nuovo intervento
il 15 luglio. Ho voluto aspettare quasi tre settimane, di mezzo c'era il mio
compleanno e non intendevo perdermi la festa! Ne avevo bisogno, cercavo uno
sprazzo di vita a cui appigliarmi.
L'intervento va bene. Persistono
residui. Devo ricoverarmi in isolamento al Centro di Riferimento Oncologico di
Aviano. Una particolare radioterapia che mi costringerà un mese lontano dai
miei cari e due mesi e mezzo di dieta preparatoria da incubo.
Il tumore è andato ma quello che
rimane di me è gran poco. Diabete di tipo II fuori controllo, dolori giorno e
notte e 14 pastiglie al giorno quando va bene.
Così non posso andare avanti,
l'INPS ha decretato il 95% di invalidità, ma non la voglio non me la sento!
Devo trovare una via per riuscire a stare bene anche se oramai i giorni delle
missioni in emergenza sono finiti. Devo reinventarmi.
La mia salute continua precaria
fino a quando decido che devo fare qualcosa oppure sono stati chiari: "con
questo peso le restano al massimo sei mesi": é in questo momento che comincio
a documentarmi sulla possibilità di un intervento chirurgico per dimagrire: con
le diete non c'è verso, Attila non vuole e io sono troppo codarda e debole per
andargli contro.
Il primo ostacolo da superare è
trovare un ospedale e sopratutto un chirurgo che vuole prendersi l'onere di
operarmi senza fare domande: non avrei mai avuto un ok all'intervento se avessi
dovuto passare per una valutazione psicologica ma non volevo morire!
Mi sono
detta che si è vero che la maggior parte degli ospedali sono fissati con questo
tipo di percorso ma per fortuna viviamo nel paese delle contraddizioni e del
"cura il tuo orto come ti pare" e quindi sono riuscita trovare
qualcuno di abbastanza temerario che mi ha operato senza battere ciglio.
Tu sai chi sei e io non finirò
mai abbastanza di dirti GRAZIE DI AVERMI RESTITUITO LA VITA.
Per me sarebbe stato impensabile passare
sotto le grinfie di qualche psicologa che va avanti a lattuga e che può
decidere della mia vita senza aver mai visto da vicino un panino farcito.
Intendiamoci, e ne parleremo, il
dopo non è stato e non è una passeggiata, ma almeno posso raccontarvi la mia
storia, storia a cui ho potuto cambiare un finale già scritto se mi fossi
adeguata a quello che viene offerto in giro in materia.
Nel gennaio del 2015 tolgo 2/3 di
stomaco con bypass gastrico. Sono la mia salvezza. Guarisco dal diabete, la
schiena va meglio e ad oggi prendo solo 1 pastiglia e delle gocce che però avrò
a vita. Poteva andare peggio, è andata molto bene.
Rimanete sintonizzati, a breve la
prossima tappa del viaggio!
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